sabato 16 aprile 2011

L'IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO: la Compagnia dei Borghi conquista il pubblico con Oscar Wilde

recensione di Ilda Ippoliti
 Giuseppe RenzoL’importanza di… essere una solida compagine artistica che funziona, che non delude mai e che offre sempre spettacoli di qualità. Stiamo parlando della Compagnia dei Borghi, che, abbandonati per un attimo gli amati testi shakespeariani, affronta con stile un altro grande della letteratura inglese, Oscar Wilde, con L’importanza di chiamarsi Ernesto uno dei suoi capolavori più amati e più rappresentati.
Adottato da un ricco gentiluomo, Jack Worthing (Giuseppe Renzo), diviene l’irreprensibile tutore di Cecily (Ester Cantoni), lDaniele Biaginia giovane nipote del suo benefattore. Jack per sfuggire alla noiosa vita di campagna, si inventa un fantomatico e scapestrato fratello di nome Ernest che lo costringe, con le sue bravate a recarsi spesso in città. Qui Jack si innamora di Gwendolen (Patrizia Grossi) che, malgrado i diversi programmi dell’algida madre Lady Blacknell (Lucia Ricalzone) ha la strana fissazione di voler sposare solo ed esclusivamente un uomo che si chiami Ernest. Ed è quindi con questo nome che Jack le si presenta e la corteggia.  Anche Cecily però ha la stessa singolare pretesa e Algernon (Daniele Biagini), per conquistarla, ricorre al medesimo espediente facendosi passare proprio per Ernest, lo scapestrato fratello dell’amico Jack. Questo darà vita ad una serie di divertenti equivoci che culmineranno in un’incredibile rivelazione finale e all’immancabile lieto epilogo..
Una commedia raffinata, dalle battute sagaci e argute, spesso geniali, ma soprattutto, un'ironica e graffiante critica agli strati più alti della società inglese di fine ‘800, vuota, superficiale, ipocrita ed arrivista, tanto spesso oggetto dell’ affilato umorismo di Wilde.  E sull’ipocrisia egli punta il dito fin dall’inizio scegliendo un gioco di parole per il titolo: Ernest, infatti, in inglese suona esattamente come “earnest” che in italiano si traduce con onesto, sincero, ed è proprio questo il nome che assumono i due bugiardi  abituali, Jack e Algernon, per raggiungere i loro scopi.
La regista Ester Cantoni trasporta con successo e verosimiglianza la divertente vicenda negli anni ’60 e con cura sceglie come sottofondo musicale alcuni dei maggiori successi dei Beatles che in quegli anni spopolavano. Mantenendo con abilità il perfetto ritmo wildiano, la Cantoni, che si ritaglia anche il ruolo di Cecily, riesce a condurre la pièce con brio e piacevolezza, coadiuvata anche da un cast coeso e affiatato di attori tutti bravissimi che offrono un’interpretazione pulita e convincente dei loro personaggi: Giuseppe Renzo che veste con classe i panni del sincero-suo-malgrado Jack,  Patrizia Grossi nel ruolo di Gwendolen, Lucia Ricalzone nel ruolo della granitica Lady Blacknell, Giorgio Barlotti nel doppio ruolo del maggiordomo Merriman e del Reverendo Chasuble, Cristina Golotta in quello della giovernante Miss Prism e Daniele Biagini che interpreta con garbo e disinvoltura il ruolo di Algernon, personaggio che tra tutti più si avvicina a Wilde per l’ironia e il distaccato, sottile disprezzo che dimostra nei confronti del proprio ceto sociale.
Molto belle anche le scene e accurata la scelta dei costumi, alcuni dei quali originali degli anni ’60.
Lo spettacolo resta in scena fino al 30 aprile e conclude la stagione 2010-2011del Teatro San Paolo.


Teatro San Paolo
Via Ostiense, 190 - Roma
www.teatrosanpaolo.it
fino 30 aprile 2011
Compagnia dei Borghi presenta
L’importanza di chiamarsi Ernesto
di Oscar Wilde
con
Lucia Ricalzone (Lady Blacknell)
Giuseppe Renzo (Jack Worthing)
Patrizia Grossi (Gwendolen Fairfax)
Daniele Biagini (Algernon)
Ester Cantoni (Cecily)
Giorgio Barlotti (Merriman e Reverendo Chasuble)
Cristina Golotta (Miss Prism)

disegno luci  Bruno Ilariuzzi
scene e costumi CdB
musiche  dei Beatles
adattamento e regia Ester Cantoni 

Nessun commento: