Teatro Trastevere
TEATRO TRASTEVERE
dal 3 al 13 novembre 2011
La Compagnia ARTEMIDE VERDE presenta
LA CORTIGIANA
LA CORTIGIANA
beffe e sghignazzi
di Pietro Aretino
Libero adattamento e regia di Giancarlo Gori
con: Giancarlo Gori, Anna alegiani, Gabrilele Tuccimei, Giancarlo Martini, Maria Grazia Bordone, Timoteo Crispolti, Luigi Solimando
La Cortigiana di Pietro Aretino è la prima commedia rinascimentale ambientata a Roma, nella Roma del Buonarroti e di papa Clemente VII, antecedente al sacco dei lanzichenecchi (1527). E' un tessuto di battute e trovate che si regge sul filo delle burle. In questa prima commedia un sicuro, originale istinto teatrale si alimenta della radicale condanna che la corruzione della Corte si attira ormai da parte di un cortigiano (Pietro Aretino) maltrattato e deluso, ma anche una satira del Cortigiano di Baldassarre Castiglione. E' come se Pasquino, prendesse ora la penna, riciclando le trovate comiche e i trucchi imparati dalla tradizione teatrale ai fini di un suo estroso regolamento di conti col mondo cortigiano.
Ciò comporta il riconoscimento di un ordine comico, a cominciare dalla doppia trama. Lo sciocco e presuntuoso senese Maco da Coe viene a Roma per diventare, prima cortigiano e poi cardinale: e cade vittima delle fantasiose burle di Maestro Andrea, pittore e personaggio storico (uno fra i vari altri della commedia) della Roma del tempo. Il vecchio cavaliere Parabolano, non meno sciocco, spasima d'amore per una giovane gentildonna romana, ed è crudelmente ingannato dal suo staffiere Rosso, che ricorrendo ai buoni uffici della formidabile ruffiana Aloigia, chiaramente ispirata al personaggio di Celestina dell'omonimo capolavoro spagnolo, lo fa invece congiungere con una popolana. La commedia, rappresentata raramente, viene quì riproposta in una versione molto fruibile e vicina alla nascente Commedia Improvvisa, di cui in alcune scene se ne vedono palesemente i caratteri. La commedia dell'Aretino, pur essendo un testo rinascimentale, si inserisce perfettamente nell'area archeologica del Teatro di Marcello in quanto ha come sfondo le strade, le piazze e i personaggi della Roma del 1524. Un "amici miei" ante litteram. La fine della commedia rivedrà onesti e disonesti, beffatori e beffati, insieme pronti ancora a riprendere ciascuno il proprio ruolo; finale "aperto" dunque, che, mentre ironizza sull'epilogo tradizionale, lascia intendere il fluire di una commedia ininterrotta, come ininterrotta è la vita.
Ciò comporta il riconoscimento di un ordine comico, a cominciare dalla doppia trama. Lo sciocco e presuntuoso senese Maco da Coe viene a Roma per diventare, prima cortigiano e poi cardinale: e cade vittima delle fantasiose burle di Maestro Andrea, pittore e personaggio storico (uno fra i vari altri della commedia) della Roma del tempo. Il vecchio cavaliere Parabolano, non meno sciocco, spasima d'amore per una giovane gentildonna romana, ed è crudelmente ingannato dal suo staffiere Rosso, che ricorrendo ai buoni uffici della formidabile ruffiana Aloigia, chiaramente ispirata al personaggio di Celestina dell'omonimo capolavoro spagnolo, lo fa invece congiungere con una popolana. La commedia, rappresentata raramente, viene quì riproposta in una versione molto fruibile e vicina alla nascente Commedia Improvvisa, di cui in alcune scene se ne vedono palesemente i caratteri. La commedia dell'Aretino, pur essendo un testo rinascimentale, si inserisce perfettamente nell'area archeologica del Teatro di Marcello in quanto ha come sfondo le strade, le piazze e i personaggi della Roma del 1524. Un "amici miei" ante litteram. La fine della commedia rivedrà onesti e disonesti, beffatori e beffati, insieme pronti ancora a riprendere ciascuno il proprio ruolo; finale "aperto" dunque, che, mentre ironizza sull'epilogo tradizionale, lascia intendere il fluire di una commedia ininterrotta, come ininterrotta è la vita.
Pietro Aretino
Pietro Aretino è stato un personaggio singolare. Irrequieto, mai immobile, affaccendato intorno a un mestiere di letterato inteso come professione proficua dal punto di vista finanziario. Fuggito giovanissimo da Arezzo, dove era nato il 19 aprile 1492, in circostanze mai chiarite, andò a Perugia come apprendista pittore (1506), poi a Roma, Mantova, Firenze, Reggio, di nuovo Roma, definitivamente a Venezia dove scrisse alcune delle opere maggiori, tra cui i "maledetti" Ragionamenti. Ebbe rapporti non sempre facili con i potenti della terra, ottenne enormi ricchezze, fama di intrigante, pennivendolo, genio della penna al servizio di chi pagava di più, e qualche coltellata. Iniziò con esercizi poetici di carattere petrarchesco (Opera nova, 1512), divenne famoso a Roma con le Pasquinate, sonetti satirici che richiamavano nel nome le anonime proteste che si usava affiggere sul torso marmoreo del Pasquino, presso piazza Navona. Allo stesso periodo appartengono le prime commedie, La cortigiana (1924) e il Marescalco (1527). Modello di intellettuale rinascimentale, fece della letteratura mestiere, inventò il libro come oggetto intellettuale e commerciale, strumento di potere. Le sue opere furono più volte bruciate dai moralisti.
TEATRO TRASTEVERE
via Jacopa dè Settesoli 3 – Roma (Piazza San Francesco a Ripa)
Informazioni e prenotazioni:
Tel. 3294770384 3472986349
www.artemideverde.it
spettacoli: ore 21,30 feriale - ore 18,00 festivo
Biglietti: Interi € 16,00 – ridotti € 13,00
1 commento:
che flop ! pessimi gli attori
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