12 e 13 febbraio 2013
TRE OPERAI
di Enrico Bernard
con Gianni Magno, Beatrice Messa, Giusy Forciniti, Marco Pelle
violoncello e voce Giovanna Famulari
musiche originali del M° Eugenio Tassitano,
Note d'autore
Le vicende di Anna, Teodoro e Marco, i tre giovani del titolo sempre in cerca di lavoro e di una esistenza possibile, più Maria, una ragazza che tenta altre strade più facili e dirette per <farsi> una vita, sembrano scritte ai nostri giorni.
Le vicende di Anna, Teodoro e Marco, i tre giovani del titolo sempre in cerca di lavoro e di una esistenza possibile, più Maria, una ragazza che tenta altre strade più facili e dirette per <farsi> una vita, sembrano scritte ai nostri giorni.
Invece il romanzo di Carlo Bernari,ambientato nel primo ventennio del '900, precedentemente all'avvento del fascismo, fu pubblicato nel lontano 1934. Basta questo per spiegare la forte attualità di "Tre operai": i protagonisti potrebbero essere figli della classe operaia dei giorni nostri che, particolarmente al sud, combattono contro la disoccupazione e per l'emancipazione umana. Temi centrali sono la ricerca dell'amore, del riconoscimento sociale, aspirazioni e delusioni, fughe idealistiche, infatuazioni ideologiche e pesanti sconfitte "personali" e "di classe". La riscrittura teatrale dell'opera letteraria ha drammatizzato, operandone una sintesi asciutta e tesa, il filo conduttore di un'opera letteraria di ampio respiro così da esprimerne tutta l'urgenza sociale ed esistenziale per generazioni di giovani, purtroppo ancora oggi in crisi di valori e di lavoro. Il messaggio, così evidenziato da una drammaturgia che punta ad una sintesi per <quadri> o scene, si manifesta netto e chiaro in tutta la sua <emergenza> umana. La particolarità di questa trasposizione teatrale è che i dialoghi originali sono rimasti inalterati a dimostrazione della modernità del romanzo di Bernari che, scritto tra il 1928 e il 1932, rappresenta ancora oggi una pietra miliare non solo della nostra letteratura, ma della storia politica ed economica italiana. (Enrico Bernard)
Note di regia
Il testo di Enrico Bernard,"Tre operai", tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Bernari, si articola scenicamente con la stessa successione temporale del romanzo, nel rispetto del fraseggio e dei personaggi. Scelta dell'autore da me condivisa per rendere omaggio al grande scrittore napoletano, uno dei primi grandi "neorealisti" insieme a Corrado Alvaro e Alberto Moravia, in occasione del ventennale della scomparsa.
I personaggi si muovono su di una scena grigia e senz'anima, quasi sempre avvolta da una nebbiolina impalpabile e dove campeggiano delle scale, simboli dei tentativi di ascesa sociale dei quattro giovani. La prima e l'ultima scena dello spettacolo, sembrano assolutamente slegate dalle vicende quotidiane del corpo centrale, utili, però, a ricreare quella dicotomia che caratterizza i movimenti interiori di Teodoro (Gianni Magno), Anna (Beatrice Messa), Maria (Giusy Forciniti) e Marco (Marco Pelle), le cui vite si intrecciano le une alle altre senza alcuna apparente possibilità di riscatto e congiungimento.
Elemento fondamentale è la Musica, affidata al violoncello e alla splendida voce di Giovanna Famulari che si fonderà con i brani originali realizzati dal Maestro Eugenio Tassitano, segnando, pertanto, gli attraversamenti nel tempo e nei luoghi.?Un gioco di luci di color ghiaccio, mescolate ai grigi della scena offriranno agli spettatori im- magini simili a quelle di un film muto degli anni '30.?Ad arricchire lo spettacolo alcune proiezioni cinematografiche (a cura di Vincenzo Rosace) con insert di computer grafica (a cura di Luca Napoletano) e di foto ( a cura di Luciano Manna) che narrano la nascita e le vicissitudini del romanzo, attraverso la voce di Bernari (interpretato da Franco Barbero) che interloquisce con Cesare Zavattini (interpretato da Massimo Dionisi), a cui fu dedicato il romanzo nella sua prima edizione.
Dall' Introduzione a "TRE OPERAI" di Carlo Bernari, I Edizione OSCAR Scrittori del Novecento febbraio 2005 a cura di Francesca Bernardini Titolare della Cattedra di Letteratura Italiana Contemporanea presso l'Università La Sapienza di Roma:
"Tre operai" comparve nelle librerie il 9 febbraio 1934, pubblicato dall'editore Rizzoli, primo titolo della collana "I Giovani" diretta da Cesare Zavattini.
"Tre operai" comparve nelle librerie il 9 febbraio 1934, pubblicato dall'editore Rizzoli, primo titolo della collana "I Giovani" diretta da Cesare Zavattini.
Il romanzo, nonostante rappresentasse l'esordio di uno scrittore appena ventiquattrenne, aveva alle spalle una complessa storia, durata almeno cinque anni, di ripensamenti e riscritture, che avevano accompagnato la formazione della personalità, della poetica e dell'ideologia, non solo letteraria, dell'autore.
Il primo progetto nasce dall'esperienza lavorativa come impiegato presso una fabbrica, a partire dal 1924, e dall'esigenza di testimoniare le condizioni di vita e di lavoro degli operai dei "diseredati del Pascone"; è da questi anzi che proviene la sollecitazione a scrivere una "storia della classe operaia a Napoli": il primo embrionale progetto si qualifica dunque come un saggio a carattere storico e sociologico, basato sulle "letture voraci" dell'autodidatta Bernari, che doveva documentare e denunciare l'iniquo trattamento riservato agli operai e ai disoccupati nei decenni precedenti e ancora sotto un governo che amava definirsi di una "nazione proletaria". Di questo progetto restano come testimoniato dallo scrittore:
<Pallidi appunti a matita su un esile quaderno scolastico, e un ricordo incancellabile: i miei compagni che parlano della loro vita maledetta e vogliono un libro, mentre intorno a noi le capre brucano l'erba avvelenata dal gas e i diseredati cercano ginocchioni pezzetti di carbon fossile e di metallo fra i detriti. Dopo qualche anno mi misi all'opera, e il mio racconto si ambientò naturalmente tra i gasometri e le gru del Pascone, popolandosi di personaggi che avevano un nome e un cognome, una piaga da sanare, una paura da vincere. Fu così che invece della storia scrissi una storia, un romanzo, cioè, o se più piace una "favola".
Il primo progetto nasce dall'esperienza lavorativa come impiegato presso una fabbrica, a partire dal 1924, e dall'esigenza di testimoniare le condizioni di vita e di lavoro degli operai dei "diseredati del Pascone"; è da questi anzi che proviene la sollecitazione a scrivere una "storia della classe operaia a Napoli": il primo embrionale progetto si qualifica dunque come un saggio a carattere storico e sociologico, basato sulle "letture voraci" dell'autodidatta Bernari, che doveva documentare e denunciare l'iniquo trattamento riservato agli operai e ai disoccupati nei decenni precedenti e ancora sotto un governo che amava definirsi di una "nazione proletaria". Di questo progetto restano come testimoniato dallo scrittore:
<Pallidi appunti a matita su un esile quaderno scolastico, e un ricordo incancellabile: i miei compagni che parlano della loro vita maledetta e vogliono un libro, mentre intorno a noi le capre brucano l'erba avvelenata dal gas e i diseredati cercano ginocchioni pezzetti di carbon fossile e di metallo fra i detriti. Dopo qualche anno mi misi all'opera, e il mio racconto si ambientò naturalmente tra i gasometri e le gru del Pascone, popolandosi di personaggi che avevano un nome e un cognome, una piaga da sanare, una paura da vincere. Fu così che invece della storia scrissi una storia, un romanzo, cioè, o se più piace una "favola".
Teatro Lo Spazio
Via Locri, 42 - Roma (San Giovanni)
prenotazioni e informazioni 0677076486 0677204149 (15/19 giorni feriali) info@teatrolospazio.it
www.teatrolospazio.it
Nessun commento:
Posta un commento